composti hanno permesso di trovare una nuova molecola che in alcuni esperimenti sui topi
ha mostrato effetti analgesici del tutto paragonabili con quelli della morfina ma priva
dei terribili effetti collaterali sul sistema respiratorio propri della sostanza oppiacea.

Le caratteristiche della nuova molecola e il modo in cui è stata identificata sono descritti in un articolo pubblicato su "Nature".
La sostanza, testata finora solo sui topi, sembra inoltre indurre un livello di dipendenza inferiore a quello della morfina, dell'eroina e di altri farmaci analgesici (come codeina, ossicodone, idrocodone). Questo aspetto, sottolineano i ricercatori, va però confermato da ulteriori attenti studi in altri modelli animali e successivamente testato con cautela negli esseri umani, in cui la dipendenza è legata non solo a fattori fisiologici ma anche psicologici.
La capacità degli oppioidi di indurre il loro potente effetto contro il dolore è dovuta al legame con tre recettori che si trovano sulla superficie delle cellule cerebrali e del midollo spinale, chiamati recettore mu, delta e kappa. Il più potente è il recettore mu, che partecipa alla risposta antidolorifica, alla depressione respiratoria, al senso di gratificazione indotto dalla sostanza e allo sviluppo della dipendenza.

In particolare, l'attivazione del recettore mu innesca nelle cellule due differenti percorsi biochimici, uno dei quali (mediato dalla proteina G) agisce principalmente sulla sensibilità al dolore, mentre l'altro (mediato dalla proteina beta-arrestina), è il principale responsabile della dipendenza e, ancor più,
della depressione respiratoria.
Questo risultato, per ora senza precedenti, utilizzando tecniche di analisi computazionale, deve essere ancora sottoposto a sperimentazione dettagliata e attenta oltreché testata sull'uomo prima di essere messa in commercio. Tuttavia il particolare processo con cui è stata scoperta promette un roseo futuro per la ricerca e lo sviluppo di nuovi medicinali oltreché un costo sia in termini di tempo che in termini di denato inferiore a quelli dei metodi tradizionali.
( fonti: nature.com, Le Scienze )
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