venerdì 19 agosto 2016

Cancro: una nuova molecola aumenta l'efficacia della chemioterapia.

Chi ci segue da sempre sa che non amiamo spettacolarizzare le notizie, diffondere allarmismi o notizie false. Navigando su i vari social network capita spesso di trovare notizie sensazionali portate da siti web non autorevoli che esagerano nel titolare la notizia solo per portare click e share.

Quando ci siamo trovati davanti al solito titolone sensazionalistico che riportava una nuova cura contro il cancro riportato dal solito sito bufalaro, abbiamo preso la notizia con molta calma e abbiamo deciso di approfondire.

Effettivamente la notizia è vera anche se in termini differenti da come è stata "presentata". La fonte più vicina alla notizia è l'agenzia ANSA che la riporta tramite un'intervista all'autore: Mauro Ferraris dello Huston Methodist Accademy che approfondisce la notizia tramite un articolo dettagliato. 

Il Prof. Ferraris autore della ricerca.
Leggendo ed approfondendo la notizia si legge che non è un nuovo farmaco contro il tumore quello trovato dal professore; bensì si tratta di un nuovo sistema basato su nano particelle. Ecco come funziona.

La tecnologia si chiama Injectable Nanoparticle Generator (iNPG): è esattamente come una minuscola navicella in cui sono nascoste nanoparticelle – chiamate pDox – che trasportano Adriamicina, uno dei più comunichemioterapici.

Le iNPG hanno due caratteristiche che le rendono preziose: sono in grado di immettersi nel sistema vascolare che nutre il tumore e tendono ad accumularsi nei polmoni e nel fegato, i siti più colpiti dalle metastasi del cancro al seno.

Una volta nel sistema vascolare, le iNPG permettono alle pDox di fuoriscire da nano-aperture. Anche le pDox hanno delle caratteristiche interessanti: si appallottolano e prendono “la forma” di altri composti che le cellule tumorali riconoscono come “amici” e che quindi non respingono. Ingannato il sistema di difesa del cancro, le pDox si avvicinano al nucleo e solo in quel momento, grazie a un cambio di pH, rilasciano il farmaco che uccide la cellula.

Lo studio che ha dimostrato le potenzialità di questa tecnologia è stato pubblicato su Nature Biotechnology. I ricercatori hanno testato le iNPG in topi con tumore al seno metastatico del tipo triplo negativo (l'unico per il quale non esiste al momento, una terapia mirata). Metà degli animali hanno raggiunto la completa remissione e sono sopravvissuti liberi dalla malattia quanto gli esemplari sani. L'altra metà è invece deceduta a causa della malattia, ma ha comunque vissuto più a lungo dei topi trattati con la terapia standard.

Non solo. A una settimana dal trattamento, i topi che avevano ricevuto le iNPG non mostravano segni di tossicità cardiaca (un noto effetto collaterale del farmaco), a differenza di quelli che avevano ricevuto l'adriamicina per via sistemica o con le sole pDox non veicolate da iNPG.

“Normalmente, meno dello 0,1% del farmaco riesce a raggiungere il tessuto tumorale, mentre il resto si accumula nei tessuti sani”, spiega Haifa Shen, tra gli autori dello studio. “Purtroppo, quando le cellule ricevono una quantità inferiore di farmaco rispetto a quella ottimale, spesso si adattano e sviluppano resistenza”.

Sembrerebbe dunque che questo "veicolo" aumenti l'efficienza dei farmaci chemioterapici già esistenti, portandoli direttamente al cuore delle cellule malate permettendo di superare tutte le difese che queste mettono in atto contro la chemioterapia.

( fonti: Ansa, Nature, Huston Methodist )




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