
I metamateriali — strutture artificiali che presentano straordinarie proprietà vibrazionali — potrebbero venire in soccorso delle zone minacciate dai terremoti. Il comportamento vibrazionale di questi materiali è fondamentalmente controllato dalla loro struttura, piuttosto che soltanto dai materiali di cui sono composti.
Attualmente le grandi strutture quali ponti e gli edifici come i grattacieli sono protetti contro i terremoti grazie all’utilizzo di strategie di isolamento dalle vibrazioni che prevedono sistemi installati nelle fondamenta. Tuttavia questi approcci sono impossibili da implementare su strutture esistenti come gli edifici storici e sono efficaci solo su una singola struttura.
La schermatura degli edifici vulnerabili attraverso l’impiego di "scudi" di metamateriali (materiali sintetici compositi che inibiscono la propagazione delle onde sismiche in arrivo attraverso effetti di interferenza) potrebbe contribuire a proteggere un'area molto più ampia senza alcuna modifica diretta agli edifici esistenti in essa.

«Le dimensioni esatte dipenderanno dal tipo di suolo e dall’intervallo di frequenza dello scudo» scrive Marco Miniaci ricercatore presso l’Università di Torino e il LOMC (Laboratoire Ondes et Milieux complexes) dell’Università di Le Havre, Francia.
«In caso di suoli sabbiosi ed eccitazioni sismiche a bassa frequenza, la larghezza, la spaziatura e la profondità delle cavità (che dovrebbero essere rivestite di uno strato di calcestruzzo per impedire il collasso del terreno circostante), potrebbero raggiungere 10 metri» aggiunge il ricercatore.
Per estendere le prestazioni della struttura protettiva, i ricercatori propongono di aggiungere un numero di cavità cilindriche risonanti più piccole di circa 2 m di diametro. Inoltre possono essere eseguite ulteriori modifiche. Riducendo le dimensioni e spaziatura delle cavità le proprietà dello scudo potrebbero essere indirizzate verso problemi simili che si verificano a frequenze più elevate.

«I prossimi passi dovrebbero implicare l’esecuzione di prove sperimentali attraverso l’utilizzo di modelli in scala presso laboratori specializzati nel settore della geotecnica sismica e nell’analisi delle vibrazioni» scrive Miniaci. «Questo potrebbe fornire una convalida aggiuntiva delle strutture proposte e aiutare a portare ad ulteriori passi avanti in questo settore».
Al progetto partecipano altri ricercatori: Anastasiia Krushynska e Federico Bosia dell'Università di Torino, Nicola Pugno dell'Università di Trento, della FBK (Fondazione Bruno Kessler) Trento e della Queen Mary University of London.
Nessun commento:
Posta un commento